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Thomas Hoby (1530-1566)
Thomas Hoby (1530-1566), dopo aver studiato
a Cambridge e Strasburgo, intraprese,
diciannovenne, il suo viaggio in Italia
(1549-50). Nel 1550 tornò in Inghilterra
dove fu introdotto a corte. Tra il 1551 e il
1553 lo troviamo diverse volte in Francia in
Belgio e di nuovo in Italia: in missioni
diplomatiche e in compagnia di suo fratello,
allora ambasciatore inglese alla corte
imperiale. Il frutto letterario di questi
anni è una traduzione inglese del
Cortegiano di Baldassarre Castiglione.
Dopo un soggiorno nei suoi possedimenti in
Inghilterra, Thomas Hoby, nel 1566 ricevette
dalla regina Elisabetta la carica di
ambasciatore a Parigi, dove morì pochi mesi
dopo il suo arrivo, a soli 36 anni. La sua
presenza sulla Costa è narrata nel Diario,
pubblicato solo agli inizi del Novecento (A
Booke of the Travaile and Lief of me Thomas
Hoby, London 1902). Il viaggio in Italia
condusse Hoby da Venezia, Padova, Mantova,
Firenze, a Siena (dove avvenne un incontro
che dovrà avere conseguenze per la sua
successiva visita ad Amalfi). Da Siena si
reca a Roma, da dove, il 10 Gennaio 1550
s’imbarca per Napoli, da dove, dopo un mese,
si reca, dall’11 febbraio, in Calabria e
Sicilia per far poi ritorno a Napoli, il 26
marzo. Nei giorni successivi a questa data,
Hoby e altri inglesi decisero di visitare
Salerno e, poi Amalfi. La città partenopea e
i suoi dintorni lo stimolano ad osservazioni
ampie e dettagliate. Hoby menziona
l’impianto edilizio della città, castelli,
strade, edifici famosi; la fertilità
straordinaria del terreno lo colpisce, ma
più ancora l’abbondanza del vino.
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Barthold von
Gadenstedt (1560-1632)
Il tedesco Barthold von Gadenstedt (1560-1632),
viaggiatore umanista tedesco, nel dicembre
del 1588 nel suo itinerario per mare dalla
Sicilia a Napoli sfiora la Costa d’Amalfi e
coglie l’occasione per offrire notizie sul
luogo prese dai testi precedenti (in primis,
la Descrittione di Leandro Alberti) e
qualche notazione nuova. Il suo diario di
viaggio (1587-89), dopo il ritorno, fu
accresciuto dall’autore di notizie prese
dalla letteratura geografica e di viaggio.
Il manoscritto voluminoso, la cui forma
presente risale agli anni intorno al 1615,
non è stato finora pubblicato; esso viene
conservato nella Herzog August Bibliothek
a Wolfenbüttel. Gadenstedt, nativo di
una famiglia feudale di Wernigerode,
letterato e diplomatico, si recò in Italia
nel 1587. Dopo un soggiorno di otto mesi a
Padova, compie un tour per la penisola
enell’ottobre 1588 raggiunge Napoli, ove,
dopo una settimana (in cui aveva visitato
anche Pozzuoli, Baia e i Campi Flegrei)
s’imbarca il 14 ottobre su una galea per
Malta. A La Valetta gode dell’ospitalità dei
Cavalieri, e con una piccola squadra di navi
maltesi il nostro viaggiatore, in compagnia
di altri tedeschi, prende la via del
ritorno. A Messina cambia la nave maltese
con una piccola feluca, che per la stagione
tempestosa e a causa dei corsari turchi
doveva mantenersi sotto costa e parte per il
viaggio che lo porterà a Napoli il 30
novembre. Il 13 dicembre nel diario registra
“non abbiamo osato avventurarci in alto
mare, cosicché siamo passati lungo la
terraferma fino ad un’osteria situata a due
miglia dalla città di Salerno” (partivano da
un convento dell’Annunziata lungo la costa
tra Palinuro e Agropoli). Da dove, all’alba
del 14, salpano alla volta di Napoli. |
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Il soldato spagnolo
Manuel de Castro (1604)
Manuel de Castro è un semplice soldato delle truppe
spagnole e come tanti suoi commilitoni, pur non essendo
un Cervantes, ha lasciato un diario della sua vita
militare pubblicato nel secolo scorso, Vida del
soldato espanol Manuel De Castro 1593-1611, e reso
noto in Italia, per la parte che interessa il suo
passaggio nella provincia di Salerno, da Raffaele
Guariglia, ambasciatore e studioso salernitano, che ne
ha curato la traduzione, nel 1945. |
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Jean-Jacques
Bouchard (Parigi 1606-Roma 1641)
Jean-Jacques Bouchard (Parigi 1606-Roma
1641), di famiglia aristocratica, educato
nei migliori collegi religiosi di Francia,
era il tipo dell’avventuriero colto e del
libertino, piuttosto comune durante l’epoca
barocca, che conosceva l’arte del vivere
mettendosi al servizio di nobili signori e
praticando occasionalmente l’attività
letteraria. Si recò nel 1631 in Italia per
cercarvi fortuna e in virtù di
raccomandazioni divenne segretario della
corrispondenza del cardinale Barberini a
Roma, dove morì. Ha lasciato note dei suoi
viaggi, pubblicate però solo nel secolo
scorso.
Nel Voyage a
Naples sotto forma di diario e con il
nome d’Orestes, descrive l’esperienza
fatta durante il suo viaggio nel Sud. Si
recò due volte ad Amalfi: nel maggio e nel
settembre del 1632. Bouchard descrive una
vivacità, in prima persona, e inserisce nel
testo aneddoti ed elementi folcloristici.
Arte e scienza, politica e economia, storia
e leggende, lingua e usanze, abitudini e
costumi, egli vede tutto, nota tutto si
rende conto di tutto. Descrive le campagne
sconvolte dalle febbri e dalla cattiva
amministrazione, i villaggi abitati dai
serpenti, le strade dissestate dove non
viaggiano che folle impaurite dai ladri; le
città dove non si entra che con un biglietto
della salute per paura della peste; gli
alberghi dove si mangia senza forchetta né
cucchiaio con un solo bicchiere per quattro
o cinque persone, e dove si dorme in
compagnia su letti incredibili in camere
senza mobilia. Umanista ed archeologo egli
controlla tutto sul suo cammino, Strabone e
Plinio. Ci informa sui costumi e i sistemi
degli Italiani e degli Spagnoli,
particolarmente sul coraggio degli uomini e
sulla virtù della donna, il tutto in una
lingua facile e sensata, sovente pittoresca
che ci fornisce le sensazioni di un profumo
primaverile. |
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Henry Swinburne (Bristol, 1743-Trinidad,
1803)
Henry Swinburne (Bristol, 1743-Trinidad,
1803), proveniente da una famiglia agiata e
avviato alla carriera ecclesiastica,
ricevuto una ricca rendita dopo la morte del
padre, si dedica alla sua passione per una
vita di studio e conoscenza attraverso i
viaggi, tappe di un cosmopolitismo che
impronterà tutta la sua vita personale e di
scrittore. Dopo una lunga permanenza in
Spagna (1775-1776), da cui nasce l’opera
Travels Through Spain ( Londra 1779),
vive, dal dicembre 1776 al maggio 1778 nel
Regno di Napoli, girandolo in lungo e largo
(altre tappe svolgerà tra 1779 e 1780); il
frutto di tanta meticolosa attenzione sono i
due volumi Travels in the Two Sicilies by
Henry Swinburne, Esq., in the years 1777,
1778, 1779 and 1780 (Londra 1783-85) (un
libro che ebbe immediato successo e fu
tradotto in varie lingue essendo il primo
ampio resoconto sul territorio del Regno).
Il viaggiatore inglese era un esponente
dell’Illuminismo, con un’attenzione
meticolosa per il clima, la geologia,
l’economia e l’amministrazione:
“un’attenzione rigorosa per la verità” è il
suo motto; dove altri si fidano del sentito
dire, Swinburne si fida solo delle sue
osservazioni dirette. Nell’autunno del 1777
Swinburne esplora anche la costa d’Amalfi.
Nel suo viaggio di ritorno da Paestum si
ferma a Cava. Dopo aver visitato Molina e
Marina di Vietri sale a Dragonea, dove al
convento fa colazione e, attraverso i
boschi, giunge all’Avvocata, dove pranza e
nel pomeriggio scende a Maiori, dove
pernotta. Il giorno seguente, da Maiori in
barca giunge ad Amalfi, vedendo e
descrivendo le città sulla costa. Da Amalfi,
di nuovo in barca, nel pomeriggio si muove
verso il golfo di Napoli, che raggiunge
lasciandoci un’attenta descrizione della
costa attraversata e soffermandosi, in
particolare, sulla pesca del tonno e sul
mito delle Sirene, toccando le isolette dei
Galli. |
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Astolphe De
Custine (Niederwiller 1790-Parigi, 1857)
Astolphe De Custine
(Niederwiller 1790-Parigi, 1857) è autore
delle Memoires et Voyages. Lettres
écrites à diverses èpoques pendant des
courses en Suisse, en Calabre en Angleterre,
et en Ecosse (Parigi 1830), che
raccolgono i ricordi, sotto forma di
lettere, dei suoi viaggi giovanili.
Trasferitosi alle pendici dei Pirenei con la
madre dopo il ghigliottinamento del padre e
del nonno (1783), viene educato al gusto
della scrittura e della letteratura. La sua
vita è tutto un pellegrinare attraverso
l’Europa. In vita fu apprezzato come
romanziere, ma il vero successo in Francia
gli venne riconosciuto grazie ai libri di
viaggio. Non ha ancora compiuto i ventidue
anni quando nel maggio del 1812 il giovane
marchese Astolphe de Custine arriva a Napoli
e nelle lettere del suo journal,
scritte nel salernitano e indirizzate al
grande romantico Chateubriand, traspare
l’entusiasmo per la storia e il paesaggio
dei luoghi pervaso da un’inquietudine e da
una tristezza che non gli danno tregua.
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William
Turner (1775-1851)
William Turner
(1775-1851), celebre pittore romantico
inglese, visita la prima volta l’Italia in
piena maturità tra il 1819 e il 1820. Tra
ottobre e novembre del ’19 è in Campania e
disegna nel suo album di schizzi intitolato
Pompeii, Amalfi, Sorrento and Herculaneum
(conservato alla Tate Gallery di Londra),
oltre venti disegni della Costa d’Amalfi.
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Richard Keppel
Craven (1779-1851)
Richard Keppel Craven (1779-1851), barone
inglese che, al seguito della madre, si
impianta a Napoli e, a partire dal 1818,
intraprende una serie di viaggi nel
Mezzogiorno, nei quali trovare uno sguardo
nuovo, libero da preconcetti e soprattutto
dallo schermo delle opere dei viaggiatori
che lo avevano preceduto. Frutto dei suoi
ripetuti (ad Amalfi era stato almeno due
volte) e approfonditi tour sono due opere,
pubblicate a distanza di oltre un decennio:
A Tour through the Southern Provinces of
Naples…, London 1821 (dove discorre
dell’itinerario amalfitano) e Excursions
in the Abruzzi and Northern Provinces of
Naples…, London 1837. Nel testo relativo
alla Costa, prima di soffermarsi sui
Carbonari, tema politico di grande attualità
al tempo, descrive il viaggio da Salerno ad
Amalfi, soffermandosi sull’antica città
ducale e sui suoi monumenti e attività
produttive e con una puntata a Ravello, di
cui menziona il duomo e la porta di bronzo. |
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Jean-Charles-Joseph Rémond (Parigi,
1795-1875)
Jean-Charles-Joseph Rémond (Parigi, 1795-1875),
figlio di un noto stampatore di incisioni
diverrà un noto pittore-litografo. Nel 1814
entra all’ Ecole des Beaux-Arts, alunno di
Regnault e Bertin, artisti fautori del
paesaggio “historique”. Tra il 1822 e il 1825 sono
frequenti i suoi viaggi a Napoli e nell’area
salernitana, immagini che riproporrà in una
grande quantità di disegni. |
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Marguerite Gardiner, contessa di Blessington
Marguerite Gardiner, contessa di Blessington, nobile e
ricca signora inglese, amante della poesia e
della musica, compì un lungo viaggio in
Europa da 1822 fino all’Italia, dove si
fermò in particolare a Napoli e in Campania,
dal luglio del 1823 al febbraio 1826.
Raccolse le impressioni del viaggio nella
Penisola in un’opera, The Idler in Italy,
pubblicato a Parigi nel 1839. La lunga
permanenza a Napoli le permise numerose
escursioni nei famosi dintorni, dal Vesuvio
a Paestum. Proprio nel maggio 1824 partì per
la visita di Paestum, passando per Nocera,
Cava e Salerno. Dal ritorno dalla visita ai
templi a Salerno, nasce un fuori programma:
un viaggio ad Amalfi che riserverà non poche
sorprese, come apprendiamo dal testo,
tradotto e reso noto da Raffaele Guariglia,
storico e diplomatico salernitano nel 1944. |
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Karl Friedrich Schinkel (1781-1841)
Karl Friedrich Schinkel (1781-1841), il
principale architetto neoclassico tedesco,
visitò il nostro Paese nel 1824 per sei
mesi. Schinkel e i suoi accompagnatori,
partiti da Napoli, avevano visitato Paestum
(il viaggio da Napoli ad Eboli con il
vetturino durava tutto un giorno); al
ritorno viene organizzata una gita in barca
da Salerno ad Amalfi. Il diario di Schinkel
racconta di questa gita avvenuta il 12
settembre 1824. A Schinkel città e paesaggio
appaiono soprattutto seltsam (strani)
e sondebar (insoliti). L’occhio del
pittore ed architetto qui non ritrova le
tradizionali immagini del paesaggio e
dell’architettura italiana. In un panorama
nel quale grotte, scogliere e cascate
confluiscono in una bizzarra architettura,
Schinkel descrive in fondo un paesaggio
romantico. Anche Muhlenwerke
(mulini) e Fabriken (fabbriche) che
colpivano l’occhio dell’architetto
prussiano, contribuivano a sottolineare
l’esotismo della immagine. |
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Edouard Gautier D’Arc (1799-1843)
Edouard Gautier D’Arc (1799-1843) compie un viaggio ad
Amalfi alla ricerca delle celeberrime Tavole
Amalfitane, tra i primi precorritori della
visita della Costa a fini culturali e di
approfondimento scientifico, in particolare
per quanto riguarda la storia e l’arte
medievale, epoca d’oro della città ducale;
il motivo era legato alla notizia che
qualche napoletano aveva riferito al grande
storico Pardessus che il manoscritto di
quelle famose leggi si trovavano presso la
famiglia Pansa di Amalfi. Del viaggio per
Amalfi (1825) pubblica un resoconto
scientifico Voyage de Naples a Amalfi par
Castellamare et Pompeia; extrait d’un Voyage
inédit en Italie pendant les années
1824-1827, nella “Revue Encyclopédique”
del 1827. Egli compie il viaggio con un
amico partendo dal porto di Napoli il 14
luglio sbarca a Castellammare dove
pernottano; all’alba ripartono, via terra,
passando per Pompei, Nocera e Cava e Marina
di Vietri da dove si imbarcano per approdare
ad Atrani e, poi raggiungere Amalfi, da
dove, secondo il percorso già sperimentato,
ritornano a Napoli. |
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Antoine Claude Pasquin (meglio noto con lo
pseudonimo di Valery)
Antoine Claude Pasquin (meglio noto con lo pseudonimo
di Valery) è un erudito viaggiatore
francese, bibliotecario del Re presso il
Palazzo di Versailles e del Trianon, che
intraprende un viaggio storico-letterario
per la Penisola negli anni dal 1826-1828,
dando vita ad una voluminosa opera ricca di
notizie, che costituisce una delle più
complete guide artistiche del Bel Paese, che
avranno numerose edizioni e ampliamenti nel
corso degli anni. La prima
edizione è intitolata Voyages historiques
et littéraires en Italie pendant les années
1826, 1827, 1828, ou l’Indicateur italien,
voll. 5, Paris 1831-1835; abbiamo
tratto il testo da un’opera successiva che
presenta un itinerario di visita più ampio:
Naples et ses environs. Romagne et
Abruzzes, Bruxelles 1843. |
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Karl Blechen
(1798-1840)
Il
viaggio per la Costa d’Amalfi è un’impresa
non solo di letterati, ma anche di artisti.
Tra i pittori un ruolo significativo ebbe il
tedesco Karl Blechen (1798-1840), tra i
maggiori rappresentanti, con Friedrich,
dell’arte del romanticismo tedesco, per il
quale la costiera amalfitana rappresentò
un’esperienza di profonda maturazione
artistica. Originariamente malinconico
pittore di rovine e boschi, durante il
viaggio in Italia (1828/29) il suo stile si
trasforma in una chiara pittura
paesaggistica con effetti di colore e luce.
Viaggia per tre mesi estivi (maggio-luglio
1829), a piedi, sull’ asino o con la barca
lungo tutta la zona dei due golfi di Napoli
e Salerno: dal 12 maggio, data in cui arriva
a Capri, si sposta poi a Sorrento, da cui
raggiunge Amalfi. Nella sua concisa
relazione di viaggio scrive: “Ad Amalfi… ci
fermammo otto giorni, disegnammo diversi
aspetti della valle e facemmo un’escursione
a piedi sulle montagne verso Ravello”; da
qui si sposta ad Atrani, nelle frazioni di
Pontone e Minuto e nel centro di Scala, e a
Ravello; in seguito si reca ad Agevola, da
dove discende a Castellammare di Stabia.
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M. C. de la
Chavanne
Nei primi decenni dell’Ottocento nasce la
letteratura turistica, con le prime guide
dell’Italia intera ad uso degli stranieri.
In genere le opere sono note con il nome
dello stampatore ma sono il frutto di
collaborazione di più autori, che facevano
opera di collazione di quanto già pubblicato
e, raramente, avevano visitato i luoghi di
cui parlavano. Il testo che presentiamo fu
pubblicato da Audot fils a Parigi nel 1834 e si intitola
L’Italie; l’autore della parte dedicata
al Royaume de Naples è M. C. de la
Chavanne. Nel frontespizio si ricordano le
opere cui si è ispirato, dai viaggi di
Chateaubriand, Lamartine, Saint-Non, Byron,
Goethe, Swinburne, Denon fino agli studi di
Cicognara, Lanzi, Visconti, ma tra le sue
fonti sono sicuramente da annoverare i
volumi del viaggio in Italia di Valery. |
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Hans Christian Andersen (1805-1875)
Il famoso scrittore di favole, il danese Hans
Christian Andersen (1805-1875) compie un
viaggio in Italia nel 1834, durante il quale
visita Napoli, Pompei ed Ercolano (dopo aver
assistito con gioia all’eruzione del
Vesuvio), e, quindi, parte alla volta di
Salerno. Visitata la città ed i vicini scavi
di Paestum, la mattina di mercoledì cinque
marzo, si reca, con i suoi compagni di
viaggio ad Amalfi, via mare, come registra
nel suo Diario, da cui sono tratte le
note di viaggio. Durante i giorni trascorsi
in costiera amalfitana Andersen esegue
alcuni disegni di cui, almeno cinque
rappresentano il convento dei Cappuccini e
la vicina grotta. Alcuni mostrano la città
dall’alto della roccia nel quale si apre la
caverna fino al mare, dove la costa
scogliosa accoglie e protegge una piccola
baia dalla riva sabbiosa. In uno schizzo si
vede con chiarezza il convento, la montagna
su cui sorge, la grotta ed il ripido
sentiero di accesso scavato nella roccia.
Altri due disegni rappresentano alcuni
dettagli della Caverna scavata nella roccia
sopra Amalfi. Spesso nei racconti di
Andersen ricorrono immagini tratte dalla sua
permanenza in costiera: a partire dalle
persone incontrate, soprattutto quei
“ragazzini meravigliosi mezzi nudi” come
quell’“Alfonso” ricordato nel diario di
viaggio in Italia e rincontrato nel capitolo
L’avventura ad Amalfi del suo romanzo
L’improvvisatore (1835), in cui il
protagonista difende la castità di una
giovane contadina amalfitana. |
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Fëdor Buslaev
La Costa d’Amalfi, dagli inizi
dell’Ottocento, è meta di artisti e
letterati provenienti dalla lontana Russia.
La Campania, Napoli e le due coste,
sorrentina e amalfitana, furono ben presto
oggetto di viaggi ma prima ancora di dipinti
e disegni che ebbero larga diffusione
nell’aristocrazia e tra gli uomini di
cultura russi. Sulle orme del pittore
romantico Ščedrin’, morto e sepolto a
Sorrento nel 1830 e vero promotore della
conoscenza del paesaggio campano in Russia
con i suoi dipinti, il pittore Fedor Iordan
arriva ad Amalfi nel 1840 ma resta
fortemente deluso dalla città: “Purtroppo
nel regno di Napoli accade spesso che città
che dal mare sembrano affascinati non
corrispondano alle vostre aspettative quando
scendete da terra. Qui trovate sovente
strade strette, sporche e trascurate,
puzzolenti, come è successo ad Amalfi. La
città è situata in alto sulla riva del mare;
saliti fin lassù, stanchissimi, trovammo ben
poco di interessante, in confronto a ciò che
si sarebbe aspettati vedendo la cittadina
dal mare”. Più interessata e qualificata
è la descrizione di Amalfi lasciateci dal
filologo Fëdor Buslaev, che visitò la Costa
nel 1839, il 26 e il 27 settembre
lasciandoci un’accurata descrizione di
Amalfi e di Ravello, di cui segnala i tesori
d’arte medievale del duomo. |
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Frédéric
Bourgeois de Mercey
Frédéric Bourgeois de Mercey nasce a Parigi nel 1808 da
Louis-Frédéric, vissuto nel regno di Napoli
al servizio Gioacchino Murat. Ritornato in
Francia alla fine del Decennio, il padre del
nostro scrittore si dedicò allo studio delle
Belle Arti. Questo clima culturale orientò
le scelte del nostro. Inizialmente si dedicò
alla pittura specializzandosi nel paesaggio
(sue vedute sono conservate nei grandi musei
francesi); quindi fu chiamato al ministero
dell’Interno come responsabile delle Belle
Arti, fino a raggiungere il grado di
ministro di Stato. Visitò lungamente la
Penisola, in particolare la Toscana e il
Mezzogiorno. Uomo politico di orientamento
democratico, profondo conoscitore del mondo
classico e medioevale italiano, pubblicò
numerose opere. Si occupò della Costa in un
articolo per la “Revue des Deux-Mondes” del
1840 La République d’Amalfi,
riversato, successivamente, nel volume La
Toscana e le Midi d’Italie. Notes de voyages,
étude et recit (Parigi 1858),
accompagnato da un album di incisioni
(basate sui numerosi disegni che egli andava
riprendendo nei suoi tour), La Romagne et
le Midi d’Italia in cui sono incluse
sedici incisioni del Salernitano.
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John Ruskin (1819-1900)
John
Ruskin (1819-1900), tra i massimi teorici
dell’arte dell’Ottocento, fu scrittore e
disegnatore e seppe riconoscere un grande
valore etico all’arte del medioevo italiano.
Visitò a più riprese il nostro paese e la
nostra regione, per interessi legati
soprattutto al paesaggio, alle città e ai
monumenti antichi e della natura. Compie un
primo viaggio in Italia tra il 1840 e il
1841 lasciando un intenso diario del suo
soggiorno. Dal febbraio del ’41 è in
Campania e sosta a Napoli, Sorrento,
Castellammare e Salerno per visitare luoghi
e monumenti del territorio. Giunge alla
Costa la mattina dell’8 marzo, partendo a
dorso d’asino da Pagani e percorre tutta
Tramonti per passare, senza menzionare,
Maiori e Minori e segnalando la casa di
Masaniello, in un villaggio di cui non
conosce il nome; pernotta ad Amalfi e
l’indomani parte a dorso d’asino per Vietri
lungo l’accidentata allora in costruzione;
senza fermarsi nella sua ammirata Cava, la
sera del 9 arriva e pernotta a Castellammare
da cui partirà all’indomani per Napoli (le
note sul diario risalgono all’arrivo a
Napoli). Della visita ad Amalfi ci restano
due disegni, uno dei quali interamente
acquarellato. |
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Angel de Saavedra, duca di Rivas (1791-1865)
Angel de Saavedra, duca di Rivas
(1791-1865), uno dei massimi rappresentanti
della cultura romantica in Spagna, fu poeta
e pittore e ricoperse numerosi incarichi
politici. Fu amabasciatore di Spagna a
Napoli dal 1844 al 1850 ed ebbe modo di
conoscere tutta la regione. Tra la primavera
e l’estate del 1844 compì escursioni, di cui
lasciò resoconti scritti: Viaje al Vesubio e
Viaje à las ruinas de Pesto. Proprio in
occasione della visita ai templi, il
letterato iberico trovò il tempo per una
lunga escursione sulla Costa, da Pagani
(raggiunta in treno da Napoli) a Tramonti,
Maiori, Minori, Atrani, Amalfi (dove
pernottò ai Cappuccini); la mattina seguente
visitò la Valle dei Mulini, e, su asini,
Atrani e, a piedi, a Ravello, da cui ritornò
per il pranzo ad Amalfi e da dove ripartì
per Salerno che raggiunse per mare in un
paio d’ore. |
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Andrej Nikolaevič Murav’ëv
La Costa d’Amalfi, dagli inizi
dell’Ottocento, è meta di artisti e
letterati provenienti dalla lontana Russia.
La Campania, Napoli e le due coste,
sorrentina e amalfitana, furono ben presto
oggetto di viaggi ma prima ancora di dipinti
e disegni che ebbero larga diffusione
nell’aristocrazia e tra gli uomini di
cultura russi. Dopo Buslaev e Iordan, visita
la Costa nel 1845 Andrej Nikolaevič Murav’ëv,
uomo vicino alla chiesa ortodossa, che si
entusiasma quando scopre che Amalfi conserva
le reliquie del suo protettore celeste,
fatto di cui sembra nella chiesa ortodossa
russa non ci fosse memoria, e poi si reca,
come il suo predecessore, a vedere i
monumenti di Ravello. |
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Vladimir Dmitrevič Jakovlev
La
Costa d’Amalfi, dagli inizi dell’Ottocento,
è meta di artisti e letterati provenienti
dalla lontana Russia. La Campania, Napoli e
le due coste, sorrentina e amalfitana,
furono ben presto oggetto di viaggi ma prima
ancora di dipinti e disegni che ebbero larga
diffusione nell’aristocrazia e tra gli
uomini di cultura russi. Dopo Buslaev,
Iordan e Murav’ev, giunge sulla Costa
Vladimir Dmitrevič Jakovlev, autore del
saggio storico, Amal’fi i Piza
(1851), poco più di una traduzione delle
pubblicazioni occidentali a lui
contemporanee, scrive il libro Italia.
Lettere da Venezia Roma e Napoli (1855),
un cui capitolo è dedicato ad Amalfi, dove,
sotto forma di diario di viaggio, racconta
del suo tour della Costa. |
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Ferdinand
Gregorovius (1821-1891)
Ferdinand Gregorovius (1821-1891), tedesco,
è uno dei principali storici del medioevo
dell’Ottocento, autore della monumentale
Storia della città di Roma nel medioevo.
Per i suoi interessi di studio soggiornò a
più riprese in Italia e dai suoi soggiorni
ricavò una lunga serie di opere frutto di
rapidi appunti di viaggio che seppero
offrire uno sguardo nuovo sul nostro Paese e
in particolare sulla Campania e sulla Costa
d’Amalfi, oggetto di un suo ampio tour nel
1856, pubblicato nel 1861 (Siciliana.
Wanderungen in Neapel und Sizilien,
Leipzig 1861); da sottolineare che lo
storico tedesco è tra i primi ad usufruire
della nuova arteria di collegamento
inaugurata solo da qualche anno: il viaggio
diventa più comodo ma offre anche nuove
vedute e spunti di riflessione al
viaggiatore che in carrozza percorre la
Costa; il racconto si conclude ed è
incentrato su Ravello; questa è tra le prime
volte che Amalfi viene soppiantata da
un’altra città, che diviene il vero perno
della descrizione del viaggio di Gregorovius. |
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