Viaggiatori 1550 - 1856


 

 

Thomas Hoby (1530-1566)

    
Thomas Hoby (1530-1566), dopo aver studiato a Cambridge e Strasburgo, intraprese, diciannovenne, il suo viaggio in Italia (1549-50). Nel 1550 tornò in Inghilterra dove fu introdotto a corte. Tra il 1551 e il 1553 lo troviamo diverse volte in Francia in Belgio e di nuovo in Italia: in missioni diplomatiche e in compagnia di suo fratello, allora ambasciatore inglese alla corte imperiale. Il frutto letterario di questi anni è una traduzione inglese del Cortegiano di Baldassarre Castiglione. Dopo un soggiorno nei suoi possedimenti in Inghilterra, Thomas Hoby, nel 1566 ricevette dalla regina Elisabetta la carica di ambasciatore a Parigi, dove morì pochi mesi dopo il suo arrivo, a soli 36 anni. La sua presenza sulla Costa è narrata nel Diario, pubblicato solo agli inizi del Novecento (A Booke of the Travaile and Lief of me Thomas Hoby, London 1902). Il viaggio in Italia condusse Hoby da Venezia, Padova, Mantova, Firenze, a Siena (dove avvenne un incontro che dovrà avere conseguenze per la sua successiva visita ad Amalfi). Da Siena si reca a Roma, da dove, il 10 Gennaio 1550 s’imbarca per Napoli, da dove, dopo un mese, si reca, dall’11 febbraio, in Calabria e Sicilia per far poi ritorno a Napoli, il 26 marzo. Nei giorni successivi a questa data, Hoby e altri inglesi decisero di visitare Salerno e, poi Amalfi. La città partenopea e i suoi dintorni lo stimolano ad osservazioni ampie e dettagliate. Hoby menziona l’impianto edilizio della città, castelli, strade, edifici famosi; la fertilità straordinaria del terreno lo colpisce, ma più ancora l’abbondanza del vino.

Barthold von Gadenstedt (1560-1632)

      Il tedesco Barthold von Gadenstedt (1560-1632), viaggiatore umanista tedesco, nel dicembre del 1588 nel suo itinerario per mare dalla Sicilia a Napoli sfiora la Costa d’Amalfi e coglie l’occasione per offrire notizie sul luogo prese dai testi precedenti (in primis, la Descrittione di Leandro Alberti) e qualche notazione nuova. Il suo diario di viaggio (1587-89), dopo il ritorno, fu accresciuto dall’autore di notizie prese dalla letteratura geografica e di viaggio. Il manoscritto voluminoso, la cui forma presente risale agli anni intorno al 1615, non è stato finora pubblicato; esso viene conservato nella Herzog August Bibliothek a Wolfenbüttel. Gadenstedt, nativo di una famiglia feudale di Wernigerode, letterato e diplomatico, si recò in Italia nel 1587. Dopo un soggiorno di otto mesi a Padova, compie un tour per la penisola enell’ottobre 1588 raggiunge Napoli, ove, dopo una settimana (in cui aveva visitato anche Pozzuoli, Baia  e i Campi Flegrei) s’imbarca il 14 ottobre su una galea per Malta. A La Valetta gode dell’ospitalità dei Cavalieri, e con una piccola squadra di navi maltesi il nostro viaggiatore, in compagnia di altri tedeschi, prende la via del ritorno. A Messina cambia la nave maltese con una piccola feluca, che per la stagione tempestosa e a causa dei corsari turchi doveva mantenersi sotto costa e parte per il viaggio che lo porterà a Napoli il 30 novembre. Il 13 dicembre nel diario registra “non abbiamo osato avventurarci in alto mare, cosicché siamo passati lungo la terraferma fino ad un’osteria situata a due miglia dalla città di Salerno” (partivano da un convento dell’Annunziata lungo la costa tra Palinuro e Agropoli). Da dove, all’alba del 14, salpano alla volta di Napoli.

Il soldato spagnolo Manuel de Castro (1604)

     Manuel de Castro è un semplice soldato delle truppe spagnole e come tanti suoi commilitoni, pur non essendo un Cervantes, ha lasciato un diario della sua vita militare pubblicato nel secolo scorso, Vida del soldato espanol Manuel De Castro 1593-1611, e reso noto in Italia, per la parte che interessa il suo passaggio nella provincia di Salerno, da Raffaele Guariglia, ambasciatore e studioso salernitano, che ne ha curato la traduzione, nel 1945.

Jean-Jacques Bouchard (Parigi 1606-Roma 1641)

       Jean-Jacques Bouchard (Parigi 1606-Roma 1641), di famiglia aristocratica, educato nei migliori collegi religiosi di Francia, era il tipo dell’avventuriero colto e del libertino, piuttosto comune durante l’epoca barocca, che conosceva l’arte del vivere mettendosi al servizio di nobili signori e praticando occasionalmente l’attività letteraria. Si recò nel 1631 in Italia per cercarvi fortuna e in virtù di raccomandazioni divenne segretario della corrispondenza del cardinale Barberini a Roma, dove morì. Ha lasciato note dei suoi viaggi, pubblicate però solo nel secolo scorso.

Nel Voyage a Naples sotto forma di diario e con il nome d’Orestes, descrive l’esperienza fatta durante il suo viaggio nel Sud. Si recò due volte ad Amalfi: nel maggio e nel settembre del 1632. Bouchard descrive una vivacità, in prima persona, e inserisce nel testo aneddoti ed elementi folcloristici. Arte e scienza, politica e economia, storia e leggende, lingua e usanze, abitudini e costumi, egli vede tutto, nota tutto si rende conto di tutto. Descrive le campagne sconvolte dalle febbri e dalla cattiva amministrazione, i villaggi abitati dai serpenti, le strade dissestate dove non viaggiano che folle impaurite dai ladri; le città dove non si entra che con un biglietto della salute per paura della peste; gli alberghi dove si mangia senza forchetta né cucchiaio con un solo bicchiere per quattro o cinque persone, e dove si dorme in compagnia su letti incredibili in camere senza mobilia. Umanista ed archeologo egli controlla tutto sul suo cammino, Strabone e Plinio. Ci informa sui costumi e i sistemi degli Italiani e degli Spagnoli, particolarmente sul coraggio degli uomini e sulla virtù della donna, il tutto in una lingua facile e sensata, sovente pittoresca che ci fornisce le sensazioni di un profumo primaverile.

Henry Swinburne (Bristol, 1743-Trinidad, 1803)

      Henry Swinburne (Bristol, 1743-Trinidad, 1803), proveniente da una famiglia agiata e avviato alla carriera ecclesiastica, ricevuto una ricca rendita dopo la morte del padre, si dedica alla sua passione per una vita di studio e conoscenza attraverso i viaggi, tappe di un cosmopolitismo che impronterà tutta la sua vita personale e di scrittore. Dopo una lunga permanenza in Spagna (1775-1776), da cui nasce l’opera Travels Through Spain ( Londra 1779), vive, dal dicembre 1776 al maggio 1778 nel Regno di Napoli, girandolo in lungo e largo (altre tappe svolgerà tra 1779 e 1780); il frutto di tanta meticolosa attenzione sono i due volumi Travels in the Two Sicilies by Henry Swinburne, Esq., in the years 1777, 1778, 1779 and 1780 (Londra 1783-85) (un libro che ebbe immediato successo e fu tradotto in varie lingue essendo il primo ampio resoconto sul territorio del Regno). Il viaggiatore inglese era un esponente dell’Illuminismo, con un’attenzione meticolosa per il clima, la geologia, l’economia e l’amministrazione: “un’attenzione rigorosa per la verità” è il suo motto; dove altri si fidano del sentito dire, Swinburne si fida solo delle sue osservazioni dirette. Nell’autunno del 1777 Swinburne esplora anche la costa d’Amalfi.  Nel suo viaggio di ritorno da Paestum si ferma a Cava. Dopo aver visitato Molina e Marina di Vietri sale a Dragonea, dove al convento fa colazione e, attraverso i boschi, giunge all’Avvocata, dove pranza e nel pomeriggio scende a Maiori, dove pernotta. Il giorno seguente, da Maiori in barca giunge ad Amalfi, vedendo e descrivendo le città sulla costa. Da Amalfi, di nuovo in barca, nel pomeriggio si muove verso il golfo di Napoli, che raggiunge lasciandoci un’attenta descrizione della costa attraversata e soffermandosi, in particolare, sulla pesca del tonno e sul mito delle Sirene, toccando le isolette dei Galli.

Astolphe De Custine (Niederwiller 1790-Parigi, 1857)

     Astolphe De Custine (Niederwiller 1790-Parigi, 1857) è autore delle Memoires et Voyages. Lettres écrites à diverses èpoques pendant des courses en Suisse, en Calabre en Angleterre, et en Ecosse (Parigi 1830), che raccolgono i ricordi, sotto forma di lettere, dei suoi viaggi giovanili. Trasferitosi alle pendici dei Pirenei con la madre dopo il ghigliottinamento del padre e del nonno (1783), viene educato al gusto della scrittura e della letteratura. La sua vita è tutto un pellegrinare attraverso l’Europa. In vita fu apprezzato come romanziere, ma il vero successo in Francia gli venne riconosciuto grazie ai libri di viaggio. Non ha ancora compiuto i ventidue anni quando nel maggio del 1812 il giovane marchese Astolphe de Custine arriva a Napoli e nelle lettere del suo journal, scritte nel salernitano e indirizzate al grande romantico Chateubriand, traspare l’entusiasmo per la storia e il paesaggio dei luoghi pervaso da un’inquietudine e da una tristezza che non gli danno tregua.
 

William Turner (1775-1851)

    
William Turner (1775-1851), celebre pittore romantico inglese, visita la prima volta l’Italia in piena maturità tra il 1819 e il 1820. Tra ottobre e novembre del ’19 è in Campania e disegna nel suo album di schizzi intitolato Pompeii, Amalfi, Sorrento and Herculaneum (conservato alla Tate Gallery di Londra), oltre venti disegni della Costa d’Amalfi.

Richard Keppel Craven (1779-1851)

     
Richard Keppel Craven (1779-1851), barone inglese che, al seguito della madre, si impianta a Napoli e, a partire dal 1818, intraprende una serie di viaggi nel Mezzogiorno, nei quali trovare uno sguardo nuovo, libero da preconcetti e soprattutto dallo schermo delle opere dei viaggiatori che lo avevano preceduto. Frutto dei suoi ripetuti (ad Amalfi era stato almeno due volte) e approfonditi tour sono due opere, pubblicate a distanza di oltre un decennio: A Tour through the Southern Provinces of Naples…, London 1821 (dove discorre dell’itinerario amalfitano) e Excursions in the Abruzzi and Northern Provinces of Naples…, London 1837. Nel testo relativo alla Costa, prima di soffermarsi sui Carbonari, tema politico di grande attualità al tempo, descrive il viaggio da Salerno ad Amalfi, soffermandosi sull’antica città ducale e sui suoi monumenti e attività produttive e con una puntata a Ravello, di cui menziona il duomo e la porta di bronzo.

Jean-Charles-Joseph Rémond (Parigi, 1795-1875)

      Jean-Charles-Joseph Rémond (Parigi, 1795-1875), figlio di un noto stampatore di incisioni diverrà un noto pittore-litografo. Nel 1814 entra all’ Ecole des Beaux-Arts, alunno di Regnault e Bertin, artisti fautori del paesaggio “historique”. Tra il 1822 e il 1825 sono frequenti i suoi viaggi a Napoli e nell’area salernitana, immagini che riproporrà in una grande quantità di disegni.

Marguerite Gardiner, contessa di Blessington

     Marguerite Gardiner, contessa di Blessington, nobile e ricca signora inglese, amante della poesia e della musica, compì un lungo viaggio in Europa da 1822  fino all’Italia, dove si fermò in particolare a Napoli e in Campania, dal luglio del 1823 al febbraio 1826. Raccolse le impressioni del viaggio nella Penisola in un’opera, The Idler in Italy, pubblicato a Parigi nel 1839. La lunga permanenza a Napoli le permise numerose escursioni nei famosi dintorni, dal Vesuvio a Paestum. Proprio nel maggio 1824 partì per la visita di Paestum, passando per Nocera, Cava e Salerno. Dal ritorno dalla visita ai templi a Salerno, nasce un fuori programma: un viaggio ad Amalfi che riserverà non poche sorprese, come apprendiamo dal testo, tradotto e reso noto da Raffaele Guariglia, storico e diplomatico salernitano nel 1944.

Karl Friedrich Schinkel (1781-1841)

      Karl Friedrich Schinkel (1781-1841), il principale architetto neoclassico tedesco, visitò il nostro Paese nel 1824 per sei mesi. Schinkel e i suoi accompagnatori, partiti da Napoli, avevano visitato Paestum (il viaggio da Napoli ad Eboli con il vetturino durava tutto un giorno); al ritorno viene organizzata una gita in barca da Salerno ad Amalfi. Il diario di Schinkel racconta di questa gita avvenuta il 12 settembre 1824. A Schinkel città e paesaggio appaiono soprattutto seltsam (strani) e sondebar (insoliti). L’occhio del pittore ed architetto qui non ritrova le tradizionali immagini del paesaggio e dell’architettura italiana. In un panorama nel quale grotte, scogliere e cascate confluiscono in una bizzarra architettura, Schinkel descrive in fondo un paesaggio romantico. Anche  Muhlenwerke (mulini) e Fabriken (fabbriche) che colpivano l’occhio dell’architetto prussiano, contribuivano a sottolineare l’esotismo della immagine.

Edouard Gautier D’Arc (1799-1843)

     Edouard Gautier D’Arc (1799-1843) compie un viaggio ad Amalfi alla ricerca delle celeberrime Tavole Amalfitane, tra i primi precorritori della visita della Costa a fini culturali e di approfondimento scientifico, in particolare per quanto riguarda la storia e l’arte medievale, epoca d’oro della città ducale; il motivo era legato alla notizia che qualche napoletano aveva riferito al grande storico Pardessus che il manoscritto di quelle famose leggi si trovavano presso la famiglia Pansa di Amalfi. Del viaggio per Amalfi (1825) pubblica un resoconto scientifico Voyage de Naples a Amalfi par Castellamare et Pompeia; extrait d’un Voyage inédit en Italie pendant les années 1824-1827, nella “Revue Encyclopédique” del 1827. Egli compie il viaggio con un amico partendo dal porto di Napoli il 14 luglio sbarca a Castellammare dove pernottano; all’alba ripartono, via terra, passando per Pompei, Nocera e Cava e Marina di Vietri da dove si imbarcano per approdare ad Atrani e, poi raggiungere Amalfi, da dove, secondo il percorso già sperimentato, ritornano a Napoli.

Antoine Claude Pasquin (meglio noto con lo pseudonimo di Valery)

     Antoine Claude Pasquin (meglio noto con lo pseudonimo di Valery) è un erudito viaggiatore francese, bibliotecario del Re presso il Palazzo di Versailles e del Trianon, che intraprende un viaggio storico-letterario per la Penisola negli anni dal 1826-1828, dando vita ad una voluminosa opera ricca di notizie, che costituisce una delle più complete guide artistiche del Bel Paese, che avranno numerose edizioni e ampliamenti nel corso degli anni. La prima edizione è intitolata Voyages historiques et littéraires en Italie pendant les années 1826, 1827, 1828, ou l’Indicateur italien, voll. 5, Paris 1831-1835; abbiamo tratto il testo da un’opera successiva che presenta un itinerario di visita più ampio: Naples et ses environs. Romagne et Abruzzes, Bruxelles 1843.

Karl Blechen (1798-1840)

     Il viaggio per la Costa d’Amalfi è un’impresa non solo di letterati, ma anche di artisti. Tra i pittori un ruolo significativo ebbe il tedesco Karl Blechen (1798-1840), tra i maggiori rappresentanti, con Friedrich, dell’arte del romanticismo tedesco, per il quale la costiera amalfitana rappresentò un’esperienza di profonda maturazione artistica. Originariamente malinconico pittore di rovine e boschi, durante il viaggio in Italia (1828/29) il suo stile si trasforma in una chiara pittura paesaggistica con effetti di colore e luce. Viaggia per tre mesi estivi (maggio-luglio 1829), a piedi, sull’ asino o con la barca lungo tutta la zona dei due golfi di Napoli e Salerno: dal 12 maggio, data in cui arriva a Capri, si sposta poi a Sorrento, da cui raggiunge Amalfi. Nella sua concisa relazione di viaggio scrive: “Ad Amalfi… ci fermammo otto giorni, disegnammo diversi aspetti della valle e facemmo un’escursione a piedi sulle montagne verso Ravello”; da qui si sposta ad Atrani, nelle frazioni di Pontone e Minuto e nel centro di Scala, e a Ravello; in seguito si reca ad Agevola, da dove discende a Castellammare di Stabia.

M. C. de la Chavanne

      Nei primi decenni dell’Ottocento nasce la letteratura turistica, con le prime guide dell’Italia intera ad uso degli stranieri. In genere le opere sono note con il nome dello stampatore ma sono il frutto di collaborazione di più autori, che facevano opera di collazione di quanto già pubblicato e, raramente, avevano visitato i luoghi di cui parlavano. Il testo che presentiamo fu pubblicato da Audot fils a Parigi nel 1834 e si intitola L’Italie; l’autore della parte dedicata al Royaume de Naples è M. C. de la Chavanne. Nel frontespizio si ricordano le opere cui si è ispirato, dai viaggi di Chateaubriand, Lamartine, Saint-Non, Byron, Goethe, Swinburne, Denon fino agli studi di Cicognara, Lanzi, Visconti, ma tra le sue fonti sono sicuramente da annoverare i volumi del viaggio in Italia di Valery.

Hans Christian Andersen (1805-1875)

      Il famoso scrittore di favole, il danese Hans Christian Andersen (1805-1875) compie un viaggio in Italia nel 1834, durante il quale visita Napoli, Pompei ed Ercolano (dopo aver assistito con gioia all’eruzione del Vesuvio), e, quindi, parte alla volta di Salerno. Visitata la città ed i vicini scavi di Paestum, la mattina di mercoledì cinque marzo, si reca, con i suoi compagni di viaggio ad Amalfi, via mare, come registra nel suo Diario, da cui sono tratte le note di viaggio. Durante i giorni trascorsi in costiera amalfitana Andersen esegue alcuni disegni di cui, almeno cinque rappresentano il convento dei Cappuccini e la vicina grotta. Alcuni mostrano la città dall’alto della roccia nel quale si apre la caverna fino al mare, dove la costa scogliosa accoglie e protegge una piccola baia dalla riva sabbiosa. In uno schizzo si vede con chiarezza il convento, la montagna su cui sorge, la grotta ed il ripido sentiero di accesso scavato nella roccia. Altri due disegni rappresentano alcuni dettagli della Caverna scavata nella roccia sopra Amalfi. Spesso nei racconti di Andersen ricorrono immagini tratte dalla sua permanenza in costiera: a partire dalle persone incontrate, soprattutto quei “ragazzini meravigliosi mezzi nudi” come quell’“Alfonso” ricordato nel diario di viaggio in Italia e rincontrato nel capitolo L’avventura ad Amalfi del suo romanzo L’improvvisatore (1835), in cui il protagonista difende la castità di una giovane contadina amalfitana.

Fëdor Buslaev

     
La Costa d’Amalfi, dagli inizi dell’Ottocento, è meta di artisti e letterati provenienti dalla lontana Russia. La Campania, Napoli e le due coste, sorrentina e amalfitana, furono ben presto oggetto di viaggi ma prima ancora di dipinti e disegni che ebbero larga diffusione nell’aristocrazia e tra gli uomini di cultura russi. Sulle orme del pittore romantico Ščedrin’, morto e sepolto a Sorrento nel 1830 e vero promotore della conoscenza del paesaggio campano in Russia con i suoi dipinti, il pittore Fedor Iordan arriva ad Amalfi nel 1840 ma resta fortemente deluso dalla città: “Purtroppo nel regno di Napoli accade spesso che città che dal mare sembrano affascinati non corrispondano alle vostre aspettative quando scendete da terra. Qui trovate sovente strade strette, sporche e trascurate, puzzolenti, come è successo ad Amalfi. La città è situata in alto sulla riva del mare; saliti fin lassù, stanchissimi, trovammo ben poco di interessante, in confronto a ciò che si sarebbe aspettati vedendo la cittadina dal mare”. Più interessata e qualificata è la descrizione di Amalfi lasciateci dal filologo Fëdor Buslaev, che visitò la Costa nel 1839, il 26 e il 27 settembre lasciandoci un’accurata descrizione di Amalfi e di Ravello, di cui segnala i tesori d’arte medievale del duomo. 

Frédéric Bourgeois de Mercey

     Frédéric Bourgeois de Mercey nasce a Parigi nel 1808 da Louis-Frédéric, vissuto nel regno di Napoli al servizio Gioacchino Murat. Ritornato in Francia alla fine del Decennio, il padre del nostro scrittore si dedicò allo studio delle Belle Arti. Questo clima culturale orientò le scelte del nostro. Inizialmente si dedicò alla pittura specializzandosi nel paesaggio (sue vedute sono conservate nei grandi musei francesi); quindi fu chiamato al ministero dell’Interno come responsabile delle Belle Arti, fino a raggiungere il grado di ministro di Stato. Visitò lungamente la Penisola, in particolare la Toscana e il Mezzogiorno. Uomo politico di orientamento democratico, profondo conoscitore del mondo classico e medioevale italiano, pubblicò numerose opere. Si occupò della Costa in un articolo per la “Revue des Deux-Mondes” del 1840 La République d’Amalfi, riversato, successivamente, nel volume La Toscana e le Midi d’Italie. Notes de voyages, étude et recit (Parigi 1858), accompagnato da un album di incisioni (basate sui numerosi disegni che egli andava riprendendo nei suoi tour), La Romagne et le Midi d’Italia in cui sono incluse sedici incisioni del Salernitano.       

John Ruskin (1819-1900)

     
John Ruskin (1819-1900), tra i massimi teorici dell’arte dell’Ottocento, fu scrittore e disegnatore e seppe riconoscere un grande valore etico all’arte del medioevo italiano. Visitò a più riprese il nostro paese e la nostra regione, per interessi legati soprattutto al paesaggio, alle città e ai monumenti antichi e della natura. Compie un primo viaggio in Italia tra il 1840 e il 1841 lasciando un intenso diario del suo soggiorno. Dal febbraio del ’41 è in Campania e sosta a Napoli, Sorrento, Castellammare e Salerno per visitare luoghi e monumenti del territorio. Giunge alla Costa la mattina dell’8 marzo, partendo a dorso d’asino da Pagani e percorre tutta Tramonti per passare, senza menzionare, Maiori e Minori e segnalando la casa di Masaniello, in un villaggio di cui non conosce il nome; pernotta ad Amalfi e l’indomani parte a dorso d’asino per Vietri lungo l’accidentata allora in costruzione; senza fermarsi nella sua ammirata Cava, la sera del 9 arriva e pernotta a Castellammare da cui partirà all’indomani per Napoli (le note sul diario risalgono all’arrivo a Napoli). Della visita ad Amalfi ci restano due disegni, uno dei quali interamente acquarellato.   

Angel de Saavedra, duca di Rivas (1791-1865)

      Angel de Saavedra, duca di Rivas (1791-1865), uno dei massimi rappresentanti della cultura romantica in Spagna, fu poeta e pittore e ricoperse numerosi incarichi politici. Fu amabasciatore di Spagna a Napoli dal 1844 al 1850 ed ebbe modo di conoscere tutta la regione. Tra la primavera e l’estate del 1844 compì escursioni, di cui lasciò resoconti scritti: Viaje al Vesubio e Viaje à las ruinas de Pesto. Proprio in occasione della visita ai templi, il letterato iberico trovò il tempo per una lunga escursione sulla Costa, da Pagani (raggiunta in treno da Napoli) a Tramonti, Maiori, Minori, Atrani, Amalfi (dove pernottò ai Cappuccini); la mattina seguente visitò la Valle dei Mulini, e, su asini, Atrani e, a piedi, a Ravello, da cui ritornò per il pranzo ad Amalfi e da dove ripartì per Salerno che raggiunse per mare in un paio d’ore.

Andrej Nikolaevič Murav’ëv

     
La Costa d’Amalfi, dagli inizi dell’Ottocento, è meta di artisti e letterati provenienti dalla lontana Russia. La Campania, Napoli e le due coste, sorrentina e amalfitana, furono ben presto oggetto di viaggi ma prima ancora di dipinti e disegni che ebbero larga diffusione nell’aristocrazia e tra gli uomini di cultura russi. Dopo Buslaev e Iordan, visita la Costa nel 1845 Andrej Nikolaevič Murav’ëv, uomo vicino alla chiesa ortodossa, che si entusiasma quando scopre che Amalfi conserva le reliquie del suo protettore celeste, fatto di cui sembra nella chiesa ortodossa russa non ci fosse memoria, e poi si reca, come il suo predecessore, a vedere i monumenti di Ravello.

Vladimir Dmitrevič Jakovlev

    La Costa d’Amalfi, dagli inizi dell’Ottocento, è meta di artisti e letterati provenienti dalla lontana Russia. La Campania, Napoli e le due coste, sorrentina e amalfitana, furono ben presto oggetto di viaggi ma prima ancora di dipinti e disegni che ebbero larga diffusione nell’aristocrazia e tra gli uomini di cultura russi. Dopo Buslaev, Iordan e Murav’ev, giunge sulla Costa Vladimir Dmitrevič Jakovlev, autore del  saggio storico, Amal’fi i Piza (1851), poco più di una traduzione delle pubblicazioni occidentali a lui contemporanee, scrive il libro Italia. Lettere da Venezia Roma e Napoli (1855), un cui capitolo è dedicato ad Amalfi, dove, sotto forma di diario di viaggio, racconta del suo tour della Costa.

Ferdinand Gregorovius (1821-1891)

    
Ferdinand Gregorovius (1821-1891), tedesco, è uno dei principali storici del medioevo dell’Ottocento, autore della monumentale Storia della città di Roma nel medioevo. Per i suoi interessi di studio soggiornò a più riprese in Italia e dai suoi soggiorni ricavò una lunga serie di opere frutto di rapidi appunti di viaggio che seppero offrire uno sguardo nuovo sul nostro Paese e in particolare sulla Campania e sulla Costa d’Amalfi, oggetto di un suo ampio tour nel 1856, pubblicato nel 1861 (Siciliana. Wanderungen in Neapel und Sizilien, Leipzig 1861); da sottolineare che lo storico tedesco è tra i primi ad usufruire della nuova arteria di collegamento inaugurata solo da qualche anno: il viaggio diventa più comodo ma offre anche nuove vedute e spunti di riflessione al viaggiatore che in carrozza percorre la Costa; il racconto si conclude ed è incentrato su Ravello; questa è tra le prime volte che Amalfi viene soppiantata da un’altra città, che diviene il vero perno della descrizione del viaggio di Gregorovius.