Il viaggio ad Amalfi
Il tema del viaggio percorre per intero la storia della
Costa d’Amalfi, a partire dalla leggenda (infondata) che
vuole che i fondatori della città siano stati patrizi
romani diretti a Costantinopoli e scampati al naufragio
sulle coste dalmate; di là, dopo una serie di tappe
intermedie, essi sarebbero giunti sulla Costa e
apprezzandone i luoghi e la civiltà di quelli che vi
abitavano, vi si sarebbero fermati definitivamente.
Il
viaggio per turismo sulla Costa ha tuttavia una storia
molto più recente e possiamo farne risalire l’inizio
grosso modo ai decenni a cavallo tra XVIII e XIX secolo,
quando i viaggiatori che deliberatamente vengono ad
Amalfi cominciano ad essere non più, come le visite
degli angeli, “rari e distanziati nel tempo”
(espressione presa da Lady Blessington che registra
questo stato delle cose per Amalfi ancora nel 1824).
Tra le origini della città e la sua precoce ascesa, il suo
declino, certamente più lento ma decisamente
inesorabile, tra Medioevo e età moderna, e il ‘boom’
dell’interesse turistico culturale per i centri della
Costa d’Amalfi corrono diversi secoli, che rivelano per
luci ed ombre un’attenzione alterna per la Costa, il suo
paesaggio, i suoi abitanti, i suoi
monumenti. Si assiste
infatti al paradosso per cui i testi geografici e
descrittivi della Penisola decantano la Costa come un
paradiso in terra; dall’altra, i pochi viaggiatori che
vi capitano – qualche zelante in visita del corpo di S.
Andrea ma perlopiù scampati naufraghi – e lasciano
memoria del loro passaggio, manifestano un diffuso
rifiuto per la natura, le cose e gli uomini che la
abitano.
Non è
difficile spiegare l’apparente arcano. All’origine di
tutto è il Decamerone di Boccaccio: lo scrittore
fiorentino con notevoli trascorsi napoletani e,
sicuramente, con profonde amicizie tra gli altolocati
costaioli trasferitisi nella capitale angioina al
servizio della corte, apre la novella del mercante
ravellese Landolfo Rufolo con una vertiginosa
descrizione della Costa che imprime a lettere di fuoco
il marchio della bellezza, della piacevolezza e delle
deliziosità, in poche parole del locus amoenus,
per il paesaggio, le città, i palazzi della Costa:
Credesi che la marina da Reggio a Gaeta sia quasi la più
dilettevole parte d’Italia; nella quale assai presso a
Salerno è una costa sopra il mare riguardante, la quale
gli abitanti chiamano la costa d’Amalfi, piena di
picciole città, di giardini e di fontane e d’uomini
ricchi e procaccianti in atto di mercatanzia sì come
alcuni altri
Queste
note positive, se già ai tempi dello scrittore
fiorentino non avevano più un riscontro del tutto
positivo nella realtà, saranno sempre più lontane dalla
verità col trascorrere incessante dei decenni: già alla
metà del Quattrocento il salernitano Masuccio doveva
registrare:
Leggesi in più autentiche e di memoria degne scritture
le nobiltà e ricchezze che furono già nel dilettevole
paese della Costa d’Amalfi; e come che nei passati tempi
quelle e maggiori con verità dire se ne potrebbero,
nondimeno per quel che di presente vedemo non solo le
ricchezze con li marittimi traffici diminuiti sono, e li
gran palazzi ruinati, ma gli abitanti con difficoltà
grandissima vivere vi ponno.
Tuttavia, la fama del ama del Decamerone ma, soprattutto,
la pigrizia dei letterati dell’età moderna muteranno di
poco le cose: così il testo più diffuso della
letteratura di viaggio italiana, la Descrittione
di Leandro Alberti del 1550 (che per il lungo e
fortunatissimo passo sulla Costa si rifà pedissequamente
agli Annales del domenicano palermitano Pietro
Ranzano di fine Quattrocento), ripeterà per Amalfi
quello che ormai è solo un luogo comune e diverrà in
poco tempo la nuova Bibbia dei viaggiatori-descrittori
di tutta Europa,
dei pochi che verranno e dei molti che
scriveranno: tutti o quasi accomunati dal
replicare le lodi incantate figlie di quella
frase di Boccaccio.
Coll’avanzare
dell’età moderna, a dispetto delle reiterate
riproposizioni del topos del locus amoenus nella
letteratura di più ampia diffusione, cominciano a
manifestarsi testimonianze di tutt’altro avviso. Si
intensificano i resoconti di viaggiatori che, giunti al
Sud alla ricerca di antichità, bellezze paesaggistiche,
usi e costumi affascinanti, non schivando più la Costa
cozzano con amarezza sui pizzi aguzzi, sulle chiese
cadenti, sulle abitazioni fatiscenti, ponendo in rilievo
sempre le differenze tra il passato glorioso e il
modesto presente e soprattutto tra le aspettative create
dalla letteratura e le condizioni reali del territorio.
Il giurista tedesco Adam Ebert (1653-1735), in viaggio
in Europa tra
1677 e 1680, così parla di
Amalfi (che vede solo perché “otto persone (tra le
quali tre monaci) sollecitavano con vigore di essere
sbarcati ad Amalfi”): “Amalfi è oggi un luogo
brutto, montagnoso, rovinoso e misero, tutt’al più
famosa per il novissimo evento, perché qui abitò Tommaso
Agnello ovverosia Masaniello, la cui casa si mostra non
lontano da un monastero nella borgata” (Auli
Apronii Vermeherte Reise-Beschreibung…, Franco Porto
1724). Allo stesso modo, l’illuminista trentino Carlo
Antonio Pilati di Tassulo (1733-1802): “Amalfi, che
mi recai a vedere in seguito, mi sorprese. Io non avrei
mai creduto che una città così potente potesse cadere,
in sì poco tempo, in uno stato così deplorevole. Nel
medioevo Amalfi era una repubblica fiorente che portava
le sue conquiste fino in Oriente. Oggi essa è solo lo
stambugio per le genti più povere di tutta questa costa”
(Voyages en differens pays de l’Europe en 1774,
1775 et 1776, La Haye 1777)
Nel
corso del Settecento e agli inizi dell’Ottocento si
vanno mescolando coscienza illuministica e storia del
medioevo, interesse per le vicende nazionali e gusto per
i primitivi, la sensibilità dell’incipiente
Romanticismo, il valore morale della natura,
l’attenzione per il paesaggio integrato all’opera
dell’uomo; si apre una nuova strada per la cultura
europea, che farà tappa, finalmente con consapevolezza,
sulla nostra Costa.
Negli
itinerari seguenti, nei testi dei viaggiatori e nei
dipinti degli artisti che hanno visitato la Costa a
partire dal Rinascimento da noi proposti, il lettore
potrà ripercorrere questa vicenda assistendo alle
mutazioni o alle reiterazioni dei giudizi, alle novità
dello sguardo e alla scoperta di nuovi luoghi,
monumenti, aspetti del paesaggio, un percorso culturale
affascinante e nel contempo difficile ma sicuramente
decisivo per le sorti di questa terra.
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Coast of Amalfi |
1931 |
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