Vladimir Dmitrevič Jakovlev
La
Costa d’Amalfi, dagli inizi dell’Ottocento,
è meta di artisti e letterati provenienti
dalla lontana Russia. La Campania, Napoli e
le due coste, sorrentina e amalfitana,
furono ben presto oggetto di viaggi ma prima
ancora di dipinti e disegni che ebbero larga
diffusione nell’aristocrazia e tra gli
uomini di cultura russi. Dopo Buslaev,
Iordan e Murav’ev, giunge sulla Costa
Vladimir Dmitrevič Jakovlev, autore del
saggio storico, Amal’fi i Piza
(1851), poco più di una traduzione delle
pubblicazioni occidentali a lui
contemporanee, scrive il libro Italia.
Lettere da Venezia Roma e Napoli (1855),
un cui capitolo è dedicato ad Amalfi, dove,
sotto forma di diario di viaggio, racconta
del suo tour della Costa. |
Nel capitolo dedicato ad Amalfi l’autore
descrive il suo lungo viaggio a piedi da
Sorrento alla Costiera: desiderando uscire
subito da Amalfi, si ritrovò per sbaglio a
Vietri (“ma avevo davvero il diritto di
dichiarare superflua una delle molte miglia
da me percorsa in questo deserto poetico?”).
In generale, nella descrizione della
Costiera egli ebbe come punto di riferimento
l’opera e la biografia di Salvator Rosa.
Affittata una barca, il viaggiatore
arrivò ad Amalfi:
Era curioso vedere come questi marinai,
divisi dalle onde, parlano tra loro per
mezzo di diversi movimenti telegrafici delle
mani e delle dita. In generale gli abitanti
di questa costa, senza nemmeno un’ombra di
cultura, sono un popolo vivace di intelletto
e non si può avere dubbi sul fatto che la
bussola sia stato inventato da un amalfitano…
La stessa Amalfi è costruita come un
giocattolo sui generis. Immaginatevi una
città gettata sugli scogli in uno splendido
disordine, edifici di diverso colore,
mescolati a macchie di verde, case che
spiccano come bassorilievi sulla parete a
strapiombo della montagna un architettura
bizzarra, quasi orientale, unita allo
splendore del cielo azzurro, di un mare
poetico e di una vegetazione quasi africana.
Sullo sfondo gli Appennini, che si innalzano
come un gigantesco anfiteatro.
Dopo aver descritto assai brevemente il
Duomo, “unico rappresentante della
passata ricchezza di Amalfi”, Jakovlev
si soffermò in particolare sulle scene di
vita del popolo, lasciandoci, ad esempio,
una lunga ed entusiastica descrizione di una
tarantella a cui aveva assistito,
concludendola con queste parole: “sentivo
come tutte le mie membra fossero
elettrizzate, i muscoli si tendessero e
contraessero da solo, la testa mi girasse
tutto intorno… anch’io ormai stavo ballando
la tarantella!” |