Marguerite Gardiner, contessa di Blessington
Marguerite Gardiner, contessa di Blessington, nobile e
ricca signora inglese, amante della poesia e
della musica, compì un lungo viaggio in
Europa da 1822 fino all’Italia, dove si
fermò in particolare a Napoli e in Campania,
dal luglio del 1823 al febbraio 1826.
Raccolse le impressioni del viaggio nella
Penisola in un’opera, The Idler in Italy,
pubblicato a Parigi nel 1839. La lunga
permanenza a Napoli le permise numerose
escursioni nei famosi dintorni, dal Vesuvio
a Paestum. Proprio nel maggio 1824 partì per
la visita di Paestum, passando per Nocera,
Cava e Salerno. Dal ritorno dalla visita ai
templi a Salerno, nasce un fuori programma:
un viaggio ad Amalfi che riserverà non poche
sorprese, come apprendiamo dal testo,
tradotto e reso noto da Raffaele Guariglia,
storico e diplomatico salernitano nel 1944. |
Lady
Blessington decise, con i suoi compagni di
viaggio, di recarsi da Salerno a
Castellammare (dove avevano mandato le
carrozze ad aspettarli) per mare al fine di
ammirare tutta la costa. Senonchè si alzò un
vento che provocò in alcuni di loro il mal
di mare. Malgrado la forza delle onde, la
contessa si deliziava contemplando il
paesaggio:
“Erte rocce
coronate spesso da guglie di conventi
scintillanti al sole, torri dirute mezzo
coperte dall’edera, grotte e caverne
formatesi nelle rocce attraverso le quali il
mare irrompe sonoramente mentre, entrando,
la bianca spuma si spande tutt’intorno:
questi quadri ricordano le scene che
Salvatore amava dipingere. In alcuni punti
si vedevano gruppi di uomini che facevano
scendere dalle montagne a mezzo di corde
degli enormi fasce di legna e poi li
caricavano su dei piccoli battelli, e i
marinai non davano prova di minore destrezza
nel tenerli fermi malgrado la furia del
mare. Il nostro equipaggio con le camicie
bianche, i pantaloni corti e i berretti
scarlatti sembrava un quadro di marinai
greci, scoperte le gole i petti le gambe
muscolose e le braccia, i capelli ricciuti
svolazzanti dai berretti e gli occhi neri
fiammanti di animazione”.
Lady
Blessington non soffriva il mal di mare, ma
i suoi compagni non si godevano affatto il
panorama, e vollero fermarsi ad Amalfi,
rinunziando a proseguire il viaggio per
mare. La loro prima visita fu ad una
fabbrica di maccheroni. Ne ammirarono
l’estrema pulizia e confessarono di dover
ormai rinunziare alle loro prevenzioni circa
il modo col quale era fabbricato quel
succulento cibo, riconoscendo giustificata
la passione dei napoletani per il loro
piatto nazionale:
“Soltanto
il nome dei maccheroni agisce come un
talismano magico sui sentimenti del
napoletano innervando il suo braccio e
dandogli nuova forza per mandare avanti la
sua barca o per fendere i flutti con
fulminea velocità ed immergersi fino al
fondo per mostrare le sue qualità
natatorie”.
Ricordate
brevemente le antiche grandezze di Amalfi ed
ammiratone il Duomo i viaggiatori
vagabondarono per la piccola città fino a
quando furono pronte delle portantine per
trasportarli a spalla d’uomo fino a
Castellammare attraverso le montagne:
“Questo è
il solo mezzo di trasporto che sia possibile
procurarsi, ma poiché i viaggiatori fanno ad
Amalfi delle visite come quelle degli
angeli, cioè rare e distanziate, trovammo
molte difficoltà a riunire un numero di
portatori sufficiente per la nostra grossa
comitiva: sono infatti necessari quattro
uomini per ogni portantina più altri quattro
per dar loro il cambio quando i primi sono
stanchi” |
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In sulle prime Lady Blessington non fu molto
soddisfatta di questo modo di viaggiare, ma
in breve tempo vi si abituò. La rapidità dei
portatori, il loro passo elastico e sicuro,
la loro esuberante allegria, i loro canti la
divertirono moltissimo. Dimentica d’ogni
altra cosa, cullata dal ritmico movimento
della portantina, si dette ad ammirare il
magnifico paesaggio che si svolgeva dinanzi
ai suoi occhi tra Amalfi e Castellammare. Ne
fece, come al solito, una descrizione
entusiastica del suo diario, ma più d’ogni
altra cosa la colpì la bellezza delle donne
di Gragnano:
“Le loro chiome nere acconciate come quelle
delle antiche statue femminili, e le misere
vesti che rilevano quanto basta delle loro
forme possono far credere che esse abbiano
servito di modelle a quelle ninfe agresti
che vediamo nei quadri degli antichi
maestri”.
Alla fine Lady Blessington trovò un buon
pranzo che l’aspettava a Castellammare e se
ne tornò a Napoli conservando il più bel
ricordo della sua escursione. |