La strada da
Salerno a Vietri procede per una lieve
discesa al di sotto delle alte montagne che
si stagliano verso il cielo dalle vicinanze
della costa, offrendo bei panorami. Vietri è
tutta disposta lungo la strada principale.
Ma è ben edificata e conta molte grandi e
belle abitazioni sparse nelle vicinanze, ai
margini di una scoscesa vallata bagnata da
piccolo fiume che attiva diverse cartiere e
la divide dall’opposta catena montuosa, più
alta, sulla quale, tra castagneti e boschi
di frassino, sono appollaiati diversi
villaggi. La vallata, ricca di tutte le
caratteristiche selvagge e sorprendenti
capaci di abbellire un paesaggio, termina
nella zona più bassa della città di Vietri,
nota con il solito appellativo di Marina,
che comunica con la parte superiore mediante
una sinuosa strada carrozzabile in buone
condizioni. La Marina, sebbene composta
delle misere case dei pescatori, abbonda di
bellezza pittoresca per la catena rocciosa
lungo la costa, che ha inizio qui e prosegue
poi fino alla punta di Campanella, di fronte
all’isola di Capri e costituisce l’estremità
sud-orientale della baia di Napoli. A chi
fosse interessato, consiglierei di
noleggiare una barca a Vietri e fare
un’escursione lungo tutta la costa per
godere meglio il magnifico panorama.
Questo
massiccio interrotto da una linea tracciata
tra Vietri, in questo golfo, e
Castellammare, in quello di Napoli, è
composto da rocce calcaree ed è più alto
delle montagne intorno alla capitale, e crea
grosse difficoltà per accedere al litorale.
Vi sono però delle strette gole attraverso
cui scorrono le acque interne nel loro
viaggio verso il mare.
Proprio sopra
Marina di Vietri, sul fianco occidentale
della valle già descritta, sorgono tre paesi
più grandi, Raito, Benicasa e Dragonea che
gareggiano tra loro per il loro magnifico
aspetto come per l’inacessibilità della loro
posizione; tuttavia compensano il visitatore
per la fatica spesa nell’arrampicarsi sui
precipizi dove si innalzano. Attraverso Capo
d’Orso, in una curva a gomito della costa,
sorgono le cittadine di Maiori, Minori,
Atrani e Amalfi. Sono situate sulla costa ed
è difficile stabilire quale meriti maggiore
ammirazione; ma l’ultima, per la sua
grandezza e la singolare bellezza delle
scogliere su cui sorge, scioglie ogni
dubbio, poiché, oltre alle bellezze
naturali, vanta un glorioso passato.
Anticamente, fu una grande potenza navale e
commerciale, una delle repubbliche marinare
e compì missioni commerciali e umanitarie in
Terrasanta. Resistette agli attacchi della
rivale Pisa, una delle più potenti città
marinare dell’Italia e fu celebrata per
secoli per le Tavole che regolavano
il suo commercio.
Le montagne
che s’innalzano sopra e intorno ad Amalfi
sono, forse, tra le più spettacolari di
tutto il litorale. C’è un piccolo lido
sabbioso, su cui vengono trascinati i
pescherecci quando il tempo è burrascoso, e
un limpido fiume che si getta nel mare dopo
aver attraversato l’intera città e
alimentato diverse fontane. Nella Marina vi
è uno splendido lungomare, luogo di
passeggio per i suoi abitanti; parte dal
castello e si congiunge con un sentiero che
porta ad Atrani e alle altre città sopra
citate. Alcune vecchie abitazioni dividono
la piazza del mercato dal mare. Sono così
fatiscenti e ostacolano l’alitare della
brezza marina nella via principale. Questa
via parte dalla piazza e si snoda verso
l’interno diventando sempre più stretta
perché chiusa da rocce ai lati, tanto che lo
spazio tra le case è appena sufficiente per
far passare due muli contemporaneamente. Il
letto del fiume è lastricato e le case si
innalzano una sull’altra sui pendii delle
rocce. La città assume così un aspetto
singolare e pittoresco dal momento che
l’unica via d’accesso alle case più alte è
una scalinata che procede per gradi partendo
dalla costruzione più bassa. |
|
Sull’altura
che la sovrasta, ricoperta da una
lussureggiante vegetazione e da giardini,
sono visibili antiche mura e fortificazioni.
Sulle altre vie secondarie delle costruzioni
creano bui corridoi molto lunghi. La stretta
gola che delimita la città si apre poi su
una vallata di straordinaria fertilità e
bellezza, ma di dimensioni ridotte, e al
sentiero che porta da Amalfi al lato opposto
del promontorio, nella baia di Napoli,
passando per le tortuose gole delle vicine
montagne. Dalla mia descrizione il lettore
si sarà fatto l’idea che pochi luoghi sono
così protetti come questo e che solo una
potenza marinara di forza superiore poteva
attaccarla con successo. Sulla parte
occidentale della città, un ripido sentiero
si snoda per la scogliera e porta a un
grande convento, parte del quale è edificato
sotto una grotta.
Oggi Amalfi è
attiva e ricca. I suoi abitanti sono degli
ottimi marinari, ma la sua principale
risorsa economica sono i maccheroni, la cui
produzione impiega quasi metà della
popolazione. Questo prodotto è molto
apprezzato e noto con il nome di Pasta
della Costa, per distinguerlo da quello
dei villaggi vicino alla capitale, anch’essi
grossi produttori di pasta. Molti stranieri
hanno preso l’abitudine di usarla
frequentemente e nella forma originaria, o
imitata, è conosciuta in tutta Europa. È
sbagliato però credere che la salsa usata
per condirla serva a esaltare il suo sapore,
perché, nonostante le diverse varietà, il
requisito principale che deve possedere per
soddisfare il palato di un napoletano è la
friabilità; deve, cioè, essere al dente.
Viene lasciata nell’acqua bollente solo per
qualche minuto e poi condita con burro,
olio, spezie, pomodoro e persino zucchero,
secondo il gusto del consumatore; tuttavia,
anche il più miserabile Lazzaro la
rifiuterebbe con disgusto se venisse meno
alla sua friabilità spezzandosi. Solitamente
il napoletano è moderato nel bere e nel
mangiare, ma vedendolo mentre divora i
maccheroni certamente si pensa al contrario.
Sono prediletti da tutti, dal sovrano al più
povero abitante, circostanza fortunata dato
che sono sufficienti pochi chicchi di grano,
o soli 2 penny, per assicurarsi un pranzo.
La cattedrale
di Amalfi custodisce il corpo dell’apostolo
Andrea. L’edificio ha un aspetto singolare e
imponente, e s’innalza su un’altura nella
piazza, da dove una scalinata ampia quanto
la sua facciata ne consente l’accesso.
All’interno è grande e buia, e all’esterno è
abbellita da un campanile molto elevato.
Era la seconda
volta che visitavo Amalfi e trovavo la sua
temperatura di gran lunga più calda di
quella di Napoli e di Salerno, cosa dovuto
alla singolarità della sua posizione. Il
mercato è fornito, meglio di qualsiasi altro
della capitale, di carne, pesce e verdura,
la quale a volte scarseggia, cosa strana di
un paese in cui ortaggi di ogni genere si
trovano in abbondanza e a prezzi così bassi.
Se a uno straniero capita di visitare i
campi vicino a un villaggio, vi troverà ogni
genere di verdura e potrà comprarla per
quattro soldi; ma se la cerca al mercato, vi
troverà solo sedano e cetrioli, e forse
qualche foglia di lattuga.
Tra le vette e
i crepacci che caratterizzano i monti di
Tramonti, che si elevano su Amalfi, sorgono
Ravello e Scala, due città episcopali note
per la loro antichità e l’assedio che
subirono dai Normanni. Hanno dato i natali a
diverse nobili e antiche famiglie e i loro
stemmi sono scolpiti sulle porte di bronzo
della Cattedrale di Ravello. La linea di
demarcazione tra il Principato Citra e la
provincia di Napoli corre tra le cime più
alte di queste montagne, dividendo il
promontorio in due giurisdizioni,
circostanza che facilita la fuga ai
malfattori che eludono in questi
impenetrabili covi le ricerche. |