Richard Keppel Craven (1821)


 

 

Richard Keppel Craven (1779-1851)

     
Richard Keppel Craven (1779-1851), barone inglese che, al seguito della madre, si impianta a Napoli e, a partire dal 1818, intraprende una serie di viaggi nel Mezzogiorno, nei quali trovare uno sguardo nuovo, libero da preconcetti e soprattutto dallo schermo delle opere dei viaggiatori che lo avevano preceduto. Frutto dei suoi ripetuti (ad Amalfi era stato almeno due volte) e approfonditi tour sono due opere, pubblicate a distanza di oltre un decennio: A Tour through the Southern Provinces of Naples…, London 1821 (dove discorre dell’itinerario amalfitano) e Excursions in the Abruzzi and Northern Provinces of Naples…, London 1837. Nel testo relativo alla Costa, prima di soffermarsi sui Carbonari, tema politico di grande attualità al tempo, descrive il viaggio da Salerno ad Amalfi, soffermandosi sull’antica città ducale e sui suoi monumenti e attività produttive e con una puntata a Ravello, di cui menziona il duomo e la porta di bronzo.

 
     

La strada da Salerno a Vietri procede per una lieve discesa al di sotto delle alte montagne che si stagliano verso il cielo dalle vicinanze della costa, offrendo bei panorami. Vietri è tutta disposta lungo la strada principale. Ma è ben edificata e conta molte grandi e belle abitazioni sparse nelle vicinanze,  ai margini di una scoscesa vallata bagnata da piccolo fiume che attiva diverse cartiere e la divide dall’opposta catena montuosa, più alta, sulla quale, tra castagneti e boschi di frassino, sono appollaiati diversi villaggi. La vallata, ricca di tutte le caratteristiche selvagge e sorprendenti capaci di abbellire un paesaggio, termina nella zona più bassa della città di Vietri, nota con il solito appellativo di Marina, che comunica con la parte superiore mediante una sinuosa strada carrozzabile in buone condizioni. La Marina, sebbene composta delle misere case dei pescatori, abbonda di bellezza pittoresca per la catena rocciosa lungo la costa, che ha inizio qui e prosegue poi fino alla punta di Campanella, di fronte all’isola di Capri e costituisce l’estremità sud-orientale della baia di Napoli. A chi fosse interessato, consiglierei di noleggiare una barca a Vietri e fare un’escursione lungo tutta la costa per godere meglio il magnifico panorama.

Questo massiccio interrotto da una linea tracciata tra Vietri, in questo golfo, e Castellammare, in quello di Napoli, è composto da rocce calcaree ed è più alto delle montagne intorno alla capitale, e crea grosse difficoltà per accedere al litorale. Vi sono però delle strette gole attraverso cui scorrono le acque interne nel loro viaggio verso il mare.

Proprio sopra Marina di Vietri, sul fianco occidentale della valle già descritta, sorgono tre paesi più grandi, Raito, Benicasa e Dragonea che gareggiano tra loro per il loro magnifico aspetto come per l’inacessibilità della loro posizione; tuttavia compensano il visitatore per la fatica spesa nell’arrampicarsi sui precipizi dove si innalzano. Attraverso Capo d’Orso, in una curva a gomito della costa, sorgono le cittadine di Maiori, Minori, Atrani e Amalfi. Sono situate sulla costa ed è difficile stabilire quale meriti maggiore ammirazione; ma l’ultima, per la sua grandezza e la singolare bellezza delle scogliere su cui sorge, scioglie ogni dubbio, poiché, oltre alle bellezze naturali, vanta un glorioso passato. Anticamente, fu una grande potenza navale e commerciale, una delle repubbliche marinare e compì missioni commerciali e umanitarie in Terrasanta. Resistette agli attacchi della rivale Pisa, una delle più potenti città marinare dell’Italia e fu celebrata per secoli per le Tavole che regolavano il suo commercio.

Le montagne che s’innalzano sopra e intorno ad Amalfi sono, forse, tra le più spettacolari di tutto il litorale. C’è un piccolo lido sabbioso, su cui vengono trascinati i pescherecci quando il tempo è burrascoso, e un limpido fiume che si getta nel mare dopo aver attraversato l’intera città e alimentato diverse fontane. Nella Marina vi è uno splendido lungomare, luogo di passeggio per i suoi abitanti; parte dal castello e si congiunge con un sentiero che porta ad Atrani e alle altre città sopra citate. Alcune vecchie abitazioni dividono la piazza del mercato dal mare. Sono così fatiscenti  e ostacolano l’alitare della brezza marina nella via principale. Questa via parte dalla piazza e si snoda verso l’interno diventando sempre più stretta perché chiusa da rocce ai lati, tanto che lo spazio tra le case è appena sufficiente per far passare due muli contemporaneamente. Il letto del fiume è lastricato e le case si innalzano una sull’altra sui pendii delle rocce. La città assume così un aspetto singolare e pittoresco dal momento che l’unica via d’accesso alle case più alte è una scalinata che procede per gradi partendo dalla costruzione più bassa.

 

Sull’altura che la sovrasta, ricoperta da una lussureggiante vegetazione e da giardini, sono visibili antiche mura e fortificazioni. Sulle altre vie secondarie delle costruzioni creano bui corridoi molto lunghi. La stretta gola che delimita la città si apre poi su una vallata di straordinaria fertilità e bellezza, ma di dimensioni ridotte, e al sentiero che porta da Amalfi al lato opposto del promontorio, nella baia di Napoli, passando per le tortuose gole delle vicine montagne. Dalla mia descrizione il lettore si sarà fatto l’idea che pochi luoghi sono così protetti come questo e che solo una potenza marinara di forza superiore poteva attaccarla con successo. Sulla parte occidentale della città, un ripido sentiero si snoda per la scogliera e porta a un grande convento, parte del quale è edificato sotto una grotta.

Oggi Amalfi è attiva e ricca. I suoi abitanti sono degli ottimi marinari, ma la sua principale risorsa economica sono i maccheroni, la cui produzione impiega quasi metà della popolazione. Questo prodotto è molto apprezzato e noto con il nome di Pasta della Costa, per distinguerlo da quello dei villaggi vicino alla capitale, anch’essi grossi produttori di pasta. Molti stranieri hanno preso l’abitudine di usarla frequentemente e nella forma originaria, o imitata, è conosciuta in tutta Europa. È sbagliato però credere che la salsa usata per condirla serva a esaltare il suo sapore, perché, nonostante le diverse varietà, il requisito principale che deve possedere per soddisfare il palato di un napoletano è la friabilità; deve, cioè, essere al dente. Viene lasciata nell’acqua bollente solo per qualche minuto e poi condita con burro, olio, spezie, pomodoro e persino zucchero, secondo il gusto del consumatore; tuttavia, anche il più miserabile Lazzaro la rifiuterebbe con disgusto se venisse meno alla sua friabilità spezzandosi. Solitamente il napoletano è moderato nel bere e nel mangiare, ma vedendolo mentre divora i maccheroni certamente si pensa al contrario. Sono prediletti da tutti, dal sovrano al più povero abitante, circostanza fortunata dato che sono sufficienti pochi chicchi di grano, o soli 2 penny, per assicurarsi un pranzo.

La cattedrale di Amalfi custodisce il corpo dell’apostolo Andrea. L’edificio ha un aspetto singolare e imponente, e s’innalza su un’altura nella piazza, da dove una scalinata ampia quanto la sua facciata ne consente l’accesso. All’interno è grande e buia, e all’esterno è abbellita da un campanile molto elevato.

Era la seconda volta che visitavo Amalfi e trovavo la sua temperatura di gran lunga più calda di quella di Napoli e di Salerno, cosa dovuto alla singolarità della sua posizione. Il mercato è fornito, meglio di qualsiasi altro della capitale, di carne, pesce e verdura, la quale a volte scarseggia, cosa strana di un paese in cui ortaggi di ogni genere si trovano in abbondanza e a prezzi così bassi. Se a uno straniero capita di visitare i campi vicino a un villaggio, vi troverà ogni genere di verdura e potrà comprarla per quattro soldi; ma se la cerca al mercato, vi troverà solo sedano e cetrioli, e forse qualche foglia di lattuga.

Tra le vette e i crepacci che caratterizzano i monti di Tramonti, che si elevano su Amalfi, sorgono Ravello e Scala, due città episcopali note per la loro antichità e l’assedio che subirono dai Normanni. Hanno dato i natali a diverse nobili e antiche famiglie e i loro stemmi sono scolpiti sulle porte di bronzo della Cattedrale di Ravello. La linea di demarcazione tra il Principato Citra e la provincia di Napoli corre tra le cime più alte di queste montagne, dividendo il promontorio in due giurisdizioni, circostanza che facilita la fuga ai malfattori che eludono in questi impenetrabili covi le ricerche.